Il Sud nel programma di Azione-Italia viva

Le opportunità per rilanciare il Mezzogiorno passano dalle risorse europee, che garantiscono complessivamente circa 130 miliardi di euro fino al 2027 (divisi tra 82 miliardi di euro del PNRR, grazie alla clausola Carfagna del 40%, da utilizzare entro il 2026; 48 miliardi di euro della programmazione 2021-2027 dei Fondi strutturali). A queste si aggiungono le risorse nazionali del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (73,5 miliardi di euro, riservati per l’80% al Sud), da utilizzare, in chiave complementare al PNRR, anche attraverso i Contratti istituzionali di sviluppo e riprendendo e portando a compimento i Masterplan del Governo Renzi sottoscritti nel 2016. L’obiettivo è creare un secondo motore dell’economia per rendere questa area del Paese attrattiva per gli investimenti e ricca di opportunità per i giovani.

Trasformazione della Agenzia per la Coesione in Agenzia per lo Sviluppo

Occorre completare il processo già avviato di riforma dell’Agenzia per la Coesione, rafforzando ulteriormente il suo ruolo di intervento a sostegno dei progetti volti alla riduzione dei divari tra Nord e Sud. Con riferimento al Mezzogiorno, si vuole trasformarla in una vera Agenzia per lo Sviluppo. La nuova Agenzia dovrà avere poteri operativi straordinari di affiancamento e, dove necessario, di sostituzione delle amministrazioni locali. Si occuperà di investimenti di qualunque natura nelle regioni meridionali: non solo PNRR e fondi per la coesione, ma anche investimenti legati alla spesa ordinaria dello Stato, che troppo spesso si disperdono a causa della fragilità amministrativa. Il ruolo straordinario dell’Agenzia per il Sud dovrebbe durare almeno dieci anni, sulla base di un piano specifico di interventi finalizzati alla promozione di condizioni di crescita economica e di coesione sociale nel Mezzogiorno.

Differenziare la defiscalizzazione per incentivare la crescita dimensionale delle imprese

Il Governo Draghi ha prorogato la defiscalizzazione nel Mezzogiorno. Questo percorso deve proseguire con maggiore intensità introducendo benefici fiscali differenziati per incentivare la crescita dimensionale delle imprese.

Garantire livelli essenziali di prestazioni sociali

Il Mezzogiorno è stato storicamente sfavorito da un sistema di interventi sociali parametrati sulla spesa storica e non su indicatori socio-demografici. Con il Governo Draghi si è invertita questa tendenza, garantendo un riequilibrio in particolare rispetto agli asili, agli studenti con disabilità e ai servizi sociali. Si tratta di misure da confermare e potenziare anche in chiave economica, per accrescere il tasso di occupazione femminile e rendere il sistema produttivo del Sud più competitivo e attrezzato. Questo processo di riequilibrio deve essere completato su tutti gli altri capitoli della spesa sociale.

Completare l’Alta Velocità e potenziare i treni regionali

Nel periodo 2008-2018 nelle città intorno all’Alta Velocita il PIL è cresciuto del 7-8% in più rispetto a quelle escluse dal servizio. È necessario, in linea con il PNRR, completare i lavori sulla Napoli-Bari, proseguire ulteriormente la Palermo-Catania-Messina e realizzare i primi lotti funzionali delle direttrici Salerno-Reggio Calabria e Taranto-Potenza-Battipaglia, affinché entrambe possano essere realizzate. È necessario inoltre potenziare le reti ferroviarie regionali e interregionali, soprattutto in Sicilia.

Realizzare l’Esagono della portualità

L’Economia del Mare incide nel Mezzogiorno per il 4,4% sul valore aggiunto, per il 5,7% degli occupati e per il 4,6% del totale delle imprese. Tutti questi dati sono superiori alla media nazionale. Bisogna creare una rete dei porti presenti nelle regioni meridionali, mettendoli a sistema grazie a una cabina di regia, e valorizzare in particolare le opportunità di crescita e di investimenti nazionali e internazionali offerte dalle ZES (Zone economiche speciali). Devono essere realizzati i collegamenti di ultimo miglio tra le aree portuali alla rete ferroviaria, in linea con il PNRR. Questo consentirà di migliorare l’efficienza nella distribuzione delle merci, con particolare attenzione alla filiera agroalimentare e farmaceutica.

Rafforzare la centralità delle Zone economiche speciali (ZES)

Le Zone economiche speciali hanno finalmente visto la luce con norme dedicate sul fronte della sburocratizzazione (autorizzazione unica, sportello unico, conferenza dei servizi semplificata, ruolo del commissario), delle agevolazioni fiscali (il credito d’imposta con una maggiorazione dell’importo massimo di investimento agevolabile, da 50 a 100 milioni di euro per singolo progetto) e agli investimenti infrastrutturali dedicati per un ammontare di 630 milioni di euro. Esse dovranno assumere un ruolo centrale nelle strategie di reshoring e per attrarre nuovi investimenti.

Fare del Sud l’hub energetico del Mediterraneo

Occorrono interventi qualificati per consentire al Sud di contribuire in modo determinante all’autonomia energetica dell’intero Paese. Esso deve rappresentare il naturale approdo dei gasdotti, nonché la piattaforma logistica di interscambio. Il Sud, inoltre, costituisce un luogo privilegiato di produzione di energia da fonte solare, eolica, geotermica e marina, e diverrebbe così un protagonista assoluto delle dinamiche della geopolitica mediterranea.

Migliorare i livelli di istruzione e combattere la dispersione scolastica

Le prove Invalsi non attestano solo forti differenze tra Nord e Sud nei livelli di apprendimento, ma evidenziano anche altrettanti forti divari tra le diverse scuole meridionali stesse. A questi dati si aggiungono percentuali altissime di dispersione scolastica, che in alcune aree del Nord sono inferiori alla media europea e in ampie parti del Sud sono invece di ben tre volte superiori. Per invertire questa tendenza, il Governo Draghi ha investito quasi tre miliardi per le scuole del Sud: la qualità dell’istruzione rappresenta uno dei principali indicatori della qualità dell’intervento pubblico, ma anche una condizione imprescindibile per il rilancio economico delle regioni meridionali. Povertà educativa e desertificazione economica rappresentano purtroppo due facce della stessa medaglia.

Combattere spopolamento e desertificazione economica delle aree interne

Negli ultimi 18 mesi si è registrato un significativo cambio di passo nella strategia nazionale sulle aree interne, cioè quelle più distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (mobilità, salute, istruzione). Questa strategia si muove storicamente su due direttrici: lo sviluppo locale e il miglioramento delle reti dei servizi. Nelle aree interne è compresa circa la metà dei comuni e vive circa un quinto dei cittadini italiani. I fenomeni di spopolamento demografico e di desertificazione economica devono continuare a essere contrastati, in particolare al Sud, per connettere l’intero Mezzogiorno, senza escludere o sacrificare determinati territori dalle dinamiche di progresso civile e sociale.

Aumentare la diffusione della rete internet

È necessario aumentare il numero di abitazioni con accesso alla fibra fino a casa, che ad oggi è il 26,8% dei totali accessi a internet nel Mezzogiorno (8 punti percentuali in meno delle regioni del nord ovest).

Aumentare la quota di turismo non balneare per garantire maggiore continuità

Il Mezzogiorno attrae meno turisti rispetto al resto del Paese (18,5% del totale) e rispetto alle altre aree che si affacciano sul Mediterraneo. Quello che ospita è un turismo prevalentemente balneare caratterizzato da forte stagionalità e da bassa contribuzione al valore aggiunto. Per sfruttare il potenziale turistico del Mezzogiorno, è necessario aumentare la spesa pro-capite dei comuni del Sud in cultura: ad oggi si registra una spesa di 8,9 euro, che equivale a meno della metà rispetto alla media nazionale. Bisogna, inoltre, migliorare la capacità d’accoglienza (nel Mezzogiorno sono presenti il 17,1% delle strutture ricettive italiane) e la qualità dei servizi connessi.

Rimuovere i vincoli indiretti alla crescita economica e al benessere sociale

Per le regioni del Mezzogiorno è particolarmente importante rimuovere i vincoli che frenano gli investimenti e la formazione scolastica e professionale anche nel resto d’Italia. In particolare, come approfondito nelle altre sezioni del programma, è necessario: ridurre i tempi della giustizia; semplificare i processi della Pubblica Amministrazione per diminuire la burocrazia e aiutare i Comuni a migliorare le proprie performance, al fine di sfruttare le opportunità del PNRR e di rendere servizi ai cittadini più efficienti; potenziare il sistema sanitario sia a livello ospedaliero sia territoriale; rafforzare l’istruzione scolastica e la formazione sin dai primi mesi, anche ristrutturando gli edifici per aumentare la diffusione del tempo pieno; investire in sicurezza; costruire gli impianti necessari per la gestione dei rifiuti e potenziare la raccolta differenziata; ristrutturare la rete idrica per ridurre il problema delle perdite.