Più volte durante il mio mandato da ministro ho parlato del Sud Italia come un possibile “hub energetico” del Mediterraneo. E la Puglia, con il successo del Tap, è il “caso di scuola” per dimostrare agli italiani che ambiente e sviluppo, ambiente e sicurezza energetica, vanno perfettamente d’accordo.
L’Italia che vogliamo usa la tecnologia per assicurarsi autonomia energetica, aria e suolo puliti, sul modello di quello che fanno da anni i Paesi europei più avanzati, dove la difesa ambientale è fatta in modo serio da persone serie.
La minoranza del “partito del No” non è ecologica, è ideologica. Il loro rifiuto di rigassificatori, gasdotti, termovalorizzatori, significa un’Italia più sporca, più dipendente da fonti inquinanti, più dipendente dall’estero, in balia di chi ha il potere di lasciarla al freddo.
Abbiamo visto anche a Taranto quello che è successo. La “guerra” ad Arcelor Mittal intentata dai presunti ambientalisti ha fatto saltare investimenti e impegni per la bonifica: magari qualcuno ci ha guadagnato qualche voto, ma per i cittadini di Taranto non solo non è cambiato niente, ma il cambiamento si è allontanato.